giovedì 28 giugno 2007

Un Equilibrio Difficile

Ci sono abitudini dure a morire, non solo dal punto di vista alimentare, ma ogni persona ha un Background proprio, fatto di gesti, attitudini, affetti, valori e modalità di vivere l’emozioni che la rendono unica e preziosa. Sono le stesse debolezze, e la tendenze a compiere sempre gli stessi “errori”, che fanno di un individuo ciò che è.
C’è stato un momento della mia vita in cui avrei voluto essere “perfetta”, la più ammirata, la più carina, la più simpatica, la più onesta, la più intelligente, la più buona, la più coerente… insomma la più amata...
Vedevo i miei limiti, o quello che ritenevo tali, come qualcosa da correggere se non da distruggere, avevo iniziato una lenta e inesorabile guerra con me stessa.
Ormai sembrano passati secoli, non anni.



Oggi non è cambiata la mia voglia di migliorarmi, neanche la severità con me stessa, ma il modo di reagire alle cose si sta modificando.
A volte ci si impunta su determinate cose, come avere ottimi voti, avere ottimi risultati, avere bellissimi vestiti, oppure avere il ragazzo… ma sono tutte cose (perché anche il desiderare qualcuno da amare o che ci ami prende la piega del possesso) che hanno la funzione di vincere il senso di vuoto. Morrigan ha parlato qualche giorno fa di questa sensazione, in un contesto diverso, ma comunque significativo.
Il vuoto, o il senso di vuoto, ci accompagna e ci fa costruire una vita intera solo nella speranza di non sentire più questa sensazione.
Da dove viene fuori?
Se è un sintomo, come credo, allora vuol dire che è un opportunità, significa che senza sfuggirgli, ma comprendendolo, può divenire un alleato, se non la migliore bussola per comprendere la nostra natura e i nostri veri bisogni.
Questo non è un percorso facile, tutt’altro, richiede sforzo, ma è importante, ed è più consigliabile che convivere tutta la vita con sensazioni tanto pesanti.

Paragono il cambiamento di atteggiamenti i vita a scelte alimentari forti, infatti di solito avvengono contestualmente, per diversi fattori.
Un mio amico ieri mi ha detto che sono troppo rigida, che secondo lui la mia scelta alimentare mi preclude troppo, e che mi chiude in paletti la vera libertà. Dice che sono viziata perché mi permetto di scegliere cosa mangiare e cosa no.
Per quanto mi riguarda sarebbe come dire a una pecora di mangiare carne, la cucina romagnola non è adatta per me, ma questo non fa di me una persona viziata o rigida. Non penso mai: questo lo posso mangiare e questo no. Penso piuttosto: quello è cibo, oppure no! Faccio come gatti, annuso e valuto!
Così faccio nella vita! Annuso assaggio e valuto!
Vado alla ricerca di un seppur fragile equilibrio, e ad un accettazione maggiore di me che mi fa sentire sempre più capita dagli altri, ma solo perché io ho imparato ad comprendermi e ad amarmi.
Non c’è niente di più difficile a questo mondo, nulla è più difficoltoso dell’amarsi davvero, e vivere in serenità con il nostro vero e imperfetto io nel mondo.

mercoledì 27 giugno 2007

La Cottura

La cottura è un’azione consapevole che si imprime sul cibo, e nella macrobiotica ha un importanza vitale specialmente nell’arte dell’equilibrio del pasto.
Cucinare è sinonimo di yanghizzare, ovvero rendere più yang un alimento. E’ un termine che mi piace molto, lo uso da anni (da quando l’ho sentito per la prima volta), e mi ha sempre fatto pensare ad una forzatura linguistica, ovvero ad una italianizzazione abbastanza buffa, ma gradevole.
La settimana scorsa mi è arrivato per posta il libro che aspettavo, “Cucina Giapponese” di Lima Ohsawa, me lo ha suggerito proprio uno di voi, e lo ringrazio molto per questa dritta ;)
Sono rimasta colpita nel leggere che nella traduzione del testo appaia proprio il termine yianghizzare come sinonimo di cucinare. In effetti non è una forzatura di significato, ma pensavo lo fosse dal punto di vista linguistico.
Questo argomento era stato da me anticipato quando ho parlato dell’energia della vita negli alimenti, infatti avevo accennato che sfruttando i diversi tipi di cottura è possibile imparare a trasformare un alimento yin in maggiormente yang, e tramite questo principio è possibile imparare con il tempo a districarsi con sapienza in cucina, non solo creando ottimi pasti, ma dando a questi una direzione consapevole verso il nostro bisogno di equilibrio.
Come in tutto, anche un questa azione è possibile individuare una scala energetica:


Yin

Germogliatura
Bollitura
A vapore
Scottatura
Alla griglia
A pressione
Al forno
Frittura
Salamoia

Yang


Ad esempio una verdura foglia potremmo renderla più yang scottandola in padella con un po’ di sale, oppure cuocendo a vapore una zucchina sarà più yin della stessa cotta a pressione, a sua volta questa non sarà yang come lo sarebbe se fritta.
Anche i tempi di cottura sono importanti, infatti d’inverno, con un clima yin, è consigliabile cimentarsi in cotture lunghe e riscaldanti, mentre d’estate aiutati dal caldo ci sarà spontaneo lanciarci in cotture più rapide, fino a consumare saltuariamente alimenti crudi. Il gusto e la consistenza ci saranno da aiuto alla comprensione del risultato ottenuto. Con il tempo dovremmo imparare ad ottenere risultati validi anche dal punto di vista culinario, comprendendo come esaltare o moderare le caratteristiche e il gusto di ogni alimento

martedì 26 giugno 2007

L’Etica in Tavola???

Conoscete Vera? Adoro il suo blog e l’energia che ci mette nell’opera di veganizzazione del blog mondo. (Questa è puramente un battuta, e Vera mi chiede di specificare che l'intento del suo blog è quello di curare uno spazio suo per condividere esperienze di vita, e per offrire un punto di incontro e di confronto per chi si avvicina a scelte di vita affini alla sua).
Qualche tempo fa mi ha scritto una mail invitandomi a ForumEtici per conoscere idee, ma soprattutto esperienze di vita vegan e vegetariana!!!
Il suo invito è stato da me ancor più apprezzato, in quanto le avevo parlato della mia intenzione di eliminare gradualmente dalla mia dieta il pesce (unica creatura che sacrifico per la mia sopravvivenza), perché con il tempo ho iniziato a pormi anche problemi di tipo morale.
Purtroppo non sono rimasta colpita in modo favorevole dal criterio utilizzato per quanto riguarda l’alimentazione, e sono rimasta ancora più basita dall’approccio utilizzato per diffondere il pensiero vegan.

Questo post non è altro che un pensiero ad alta voce, un ragionamento che ho fatto, e che mi viene spontaneo condividere con altre persone, per capire e approfondire la tematica.

Mi piace l’approccio di Vera, adoro il blog e i pensieri di Yari, ammiro l’opera della SSNV (Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana), ma alcune cose proprio mi hanno confusa e mi hanno allontanato da questo stile di vita.
Cosa? L’arroganza!
La violenza in alcuni appellativi, di alcuni superficiali obiezioni e ancor peggio lo sfoggio a sproposito dell’etica, dove di non-etico trovo atteggiamenti passivo-aggressivi contrari alla libertà vera, che nascono dalla noncuranza per quello che è vita nei suoi aspetti più complessi.
Se riesco a passar oltre a un soprannome orrendo e feroce quale “mangiatori di cadaveri”, non riesco a rimanere impassibile alla bandiera dell’etica sollevata, in nome di chissà chè, come un ascia contro la vita dell’uomo e a volte anche degli animali.
Rabbrividisco quando in alcuni topic riguardanti varie discussioni (per altro intelligenti) leggo alcuni commenti di individui che non trovando nulla di meglio da dire sentono il bisogno di enfatizzare i motivi della oro scelta dicendo ad esempio “…. tanto io sono vegan per motivi etici, non per motivi legati alla salute!!!”

Etico??? °____0
Che c’è di etico nell’essere vegan attivisti se non ti poni domande sugli effetti che l’alimentazione (che cerchi di diffondere) può creare a lungo termine sulle persone con cui parli?
Ovvio che ognuno poi sulla sua pelle farà quello che ritiene giusto, non sia mai! Sulla sua pelle si, ma non concepisco un alimentazione vegan imposta anche agli animali domestici.
Il mio pappagallino è vegan!
Macrobiotico più di me!
Se avessi un gatto, però, non gli imporrei mai questa mia scelta perché, per come ragiono io, non sarebbe etico.
Trovo che ci sia molta confusione, soprattutto nei diversi approcci. E’ lo stesso caos che ho in testa, e per questo scrivo questo post, per proporre le mie difficoltà nel capire determinate cose.
Voi cosa ne pensate? Mi date una mano a comprendere?

giovedì 21 giugno 2007

Gelatina di Frutta

Ho promesso a Miss Piperita una colazione con la frutta fresca! Ho già scritto delle mie perplessità relative alle crudità, quindi propongo una via di mezzo tipica della cucina orientale.
In realtà è un dolce perfetto, e come in tutti quelli che preferisco non appaiono dolcificanti, nemmeno il malto, ma c’è la presenza costante della frutta e del sale, questo infatti esalterà la dolcezza della stessa e renderà superflua qualsiasi altra aggiunta. Provare per credere!


½ litro di succo di mela
2 pesche
2 susine gialle
Un pizzico di sale marino integrale
1 cucchiaino e ½ di agar agar in polvere

Mettere a bollire il succo di mela e aggiungere il sale. Unire l’agar agar, sbattere con la frusta, e proseguire la cottura per cinque minuti. Lavare la frutta e tagliarla a pezzetti. Disporla in più bicchieri (queste dosi sono circa tre porzioni) o in ciotole, o in coppette secondo vostro gusto.
Lasciare che il liquido si intiepidisca un attimo in modo che smetta di fumare e versatelo sulla frutta. A questo punto dovete solo attendere che si solidifichi raffreddandosi. Trascorsa un oretta potrete anche metterlo in frigo e mangiarlo la mattina seguente come colazione, magari guarnendo con fiocchi d’avena tostati leggermente.

Considerazioni Macro

Per bilanciar ancor meglio questo dolce è consigliabile incorporare la frutta nel succo di mela durante quei cinque minuti di cottura.
Per amor di precisione consiglio sempre una colazione salata perché anche nello scorrere delle ore della giornata c’è un ciclo di energie che se rispettato può renderci le cose più facili, ma io sono arrivata a queste conclusioni con il tempo, e credo che ad ognuno sia libero di fare le proprie scelte, scoprendo, se interessato, ciò che più gli fa bene.
Di questo ne parleremo più avanti! Intanto butto sassolini nell’acqua. ;)

mercoledì 20 giugno 2007

I Giapponesi sono i più Longevi?

Guardate questo video!!!!

Il Giappone sembra essere ancora la terra del popolo più longevo.
Secondo i protagonisti è merito dell'alimentazione.
Mi sa che Ohsawa non si stupirebbe affatto!!!

Momenti di Crisi

Questo è un post atipico, infatti parlo di un evento a cui non solo non ho partecipato, ma che effettivamente non ha nemmeno avuto luogo….

Venerdì sera sulle sei e mezza ricevo una telefonata da un amico, mi rendo conto che non sapeva da che parte iniziare, e titubante mi chiede se era quello effettivamente il giorno in cui Il Criticissimo Tester e Rubijo sarebbero andati all’Heineken Jammin Festival. Ero convinta che si trattasse dell’organizzazione della serata, e allegra ho detto che li avevo sentiti all’una e che erano arrivati a destinazione a Mestre, mi avevano chiamata mentre prenzavano e bevenano birra sdraiati nell’immenso prato dove sarebbe, da li a qualche ora, iniziato il concerto.
Roby mi dice che non riuscivano a mettersi in contatto con loro e che erano preoccupati perché c’era stata un tromba d’aria, ma che non sapevano altro.
Io corro a casa. Accendo la televisione e vedo passare il sottotitolo nel Tg2 che diceva più o meno così: Venezia, tromba d’aria all’Heineken Jammin Festival, crollate le due torrette che sostenevano i fari del concerto, otto feriti, concerto sospeso.



Non riuscivo a rendermi conto di quanto tempo fosse passato e quindi a capire se era o no normale non avere ancora notizie da parte loro.
Provavo a chiamare in continuazione e a seguire i tg facendo zapping da un canale all’altro. In alcuni tg sembrava aumentare il numero dei feriti (si parlava ora in termini di decine) e dicevano che i ragazzi si erano attaccati ai cellulari per avvertire i familiari che stavano bene. Quindi la mia speranza dell’assenza di campo in zona era andata in frantumi.
Non sapevo che fare!
Tenevo in cellulare in mano e chiamavo a ripetizione. Non so quantificare il tempo che è passato, avevo in una mano le chiavi dell’auto, pronta per andare chissà dove, e il cellulare costantemente all’orecchio, ma niente segnale dall’altra parte.

Non capisco proprio più nulla se mi toccano il C.T.
Non volevo chiamare i suoi genitori perché probabilmente non avevano visto la televisione, ed era una pura cattiveria imporgli la mia angoscia.
Chiamando, chiamando ad un certo punto mi sono resa conto che il telefono dall’altra parte stava squillando, finalmente sento la sua voce, leggermente agitata, ma comunque allegra e rassicurante, "finalmente va il telefono! Non puoi sapere cosa è successo! Il delirio!".
In realtà qualcosa già sapevo e mi sono morta dalla paura!
Il cellulare aveva preso troppa acqua per funzionare, ma un corto circuito o una delle nostre classiche botte di fortuna ci ha dato la possibilità di sentirci e di tranquillizzarmi.
Dopo poco so che ha nuovamente smesso di funzionare, ma ormai sapevo che era di ritorno e che stavano guidando in mutande per la romea.
Che bella scenetta!!! :DDD
Me li sono visti arrivare sotto casa umidi e con lo zaino ancora gocciolante.
Non so se la tromba d’aria e le sassate di grandine li abbia provati più della delusione di non aver potuto assistere al concerto tanto atteso, soprattutto al timore di aver perso l’occasione di sentire dal vivo Linkin Park e Pearl Jam in una stessa sera.
Mi auguro che questo evento venga prima o poi riproposto, e che magari, per una volta, sia la voglia di offrire musica in tutta sicurezza la molla che muova l’organizzazione ;)

martedì 19 giugno 2007

L’energia della Vita



Il crudismo e la macrobiotica non hanno praticamente nulla in comune, anzi si basano su principi diversi, tanto è vero che secondo un macrobiotico è impensabile un’alimentazione così poco equilibrata.
Io non sono nata macrobiotica e c’è stato un periodo della mia vita in cui inconsciamente mi sono avvicinata a questo tipo di alimentazione. Non sono mai stata crudista, ne mi è mai passato per la mente di diventarlo. Mi piace come alimentazione perché adoro insalata e frutta, e ricordo che qualche anno fa nel periodo estivo (per via del caldo) non ho mangiato praticamente altro. Allora già non mangiavo carne e seguendo solo ciò che mi attirava, non mi costava nulla, anzi mi veniva proprio naturale. Conoscevo la macrobiotica, ma la consideravo una dieta, cosa ben lontana dalla realtà.
Purtroppo ho pagato quelle abitudini, infatti, sono bastati sei mesi di quell’alimentazione per farmi finire in ospedale a causa di fortissimi dolori addominali. Il problema era proprio un alimentazione troppo ricca di fibre per il mio organismo, il mio intestino non ne voleva più sapere…
Questa premessa non vuole essere un attacco al crudismo, ma è solo la mia esperienza personale.
Il crudismo però si basa su una intuizione, che è forte e sentita nella macrobiotica. Di cosa si tratta? Delle energia della vita negli alimenti.
E’ fondamentale prestare attenzione (più che alla quantità introdotta di carboidrati , proteine o lipidi) alla scelta di alimenti di buona qualità e pieni di energia. Durante la spesa l’attenzione non sarà solo per il biologico piuttosto che trattato, ma anche e soprattutto per la freschezza del prodotto. Il tempo trascorso tra la raccolta e la preparazione incide sulla qualità di energia che tramite l’alimentazione assimileremo.
La qualità delle vitamine è diversa per un prodotto biologico fresco e appena raccolto, piuttosto che per lo stesso prodotto (anche bio) che ha attraversato mari e monti per arrivare sulla nostra tavola. Sto parlando di vitamine, ma in realtà si può estendere il discorso a tutti i nutrienti.
Per questo motivo alcuni metodi di conservazioni degli alimenti sono mal visti da tutte le filosofie alimentari naturali, gli alimenti surgelati, ad esempio, mantengono inalterati i macronutrimenti e quasi tutte le vitamine, ma siamo sicuri che sia tutto qui? Le poche volte che mangio un alimento surgelato non solo lo percepisco come tale, ma la sensazione che mi lascia non è quella di un buon pasto. L’idea dell’energia della vita all’interno della natura in realtà non è solo nella macrobiotica, ma come avrete capito è un fattore che si percepisce in tutte le alimentazioni alternative; e sia la macrobiotica che il crudismo si basano sul rispetto e sull’esaltazione di questa energia vitale all’interno dei cibi.
L’atteggiamento opposto di queste visioni alimentari è dato principalmente dall’erronea convinzione che la cottura indebolisca questa preziosa caratteristica, deteriorando la qualità del prodotto.
La cottura, in realtà, se fatta seguendo determinati accorgimenti, è il mezzo tale per cui questa energia può essere indirizzata e modificata ascoltando le nostre necessità, dandoci la possibilità di enfatizzare o moderare quella predominate a seconda dell'obiettivo che vogliamo raggiungere.

lunedì 18 giugno 2007

Crackers di Farro al Sesamo

In realtà non è il clima ideale per dei crackers cotti al forno, ma nascono da un piccolo errore culinario, e siccome mi sono piaciuti più della torta salata di cui dovevano essere l’impasto, ho pensato di proporre questa ricetta come ottima sostituzione dei soliti crackers implasticati, pieni di lievito e grassi idrogenati non proprio salutari.
Visto il caldo assurdo che fa oggi (27° alle 8:30 di mattina) potrei mangiarli solo come accompagnamento di una trasgressiva insalata, ma non dovrei dare questi suggerimenti, vero??? ;P
Al massimo, se vi interessano, teneteli presenti per un futuro più propizio, e sappiate che l’impasto se tirato meno fine è perfetto per una torta salata.
Il mio errore è stato l’essermi scordata il sale nel ripieno e quindi la torta prodotta non è degna di essere pubblicata, ma mangiata sì, magari con un po’ di gomasio o tamari aggiunto.
Se il sale è troppo poco non è mai un problema, è l’eccesso che è faticosamente rimediabile, poi con questo caldo dimenticarsi del sale è solo una cosa buona!


100 gr. farina di farro
100 gr. farina integrale
50 gr farina setacciata
2 cucchiai di olio di sesamo spremuto a freddo
20 gr di sesamo
acqua
un pizzico di sale integrale marino (facoltativo)

In una ciotola di vetro miscelare le farine con le mani, aggiungere l’olio e continuare a mescolare facendo attenzione a sciogliere i grumi che potrebbero essersi formati. Incorporare i semi di sesamo e l’acqua fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico.
Lasciare riposare in frigo almeno una mezzora, ma anche tutta la notte come ho fatto io.
Trascorso il tempo, riprendere la pallina dal frigo e impastarla facendole riprendere elasticità.
Su una spianatoia in legno (infarinata) stendere la pasta sottile fino a raggiungere uno spessore di quasi un millimetro. Con il taglia pizza tagliare la sfoglia a losanghe. Distendere i quadrati su di una teglia foderata con la carta da forno, infornare a 200° per 10 minuti, trascorsi i quali abbasserete la temperatura e terminerete la cottura finché non risulteranno appena dorati.

venerdì 8 giugno 2007

Hiziki in Agrodolce

Il mio interesse per le alghe è poliedrico, mi affascinano sotto molti punti di vista, non tanto biologico, in quanto non ci capisco nulla, ma sono rapita dalla preziosità di queste creaturine marine.
Esse sono fondamentali per la fitodepurazione, in quanto nutrendosi di agenti inquinanti la sola vita di questi organismi basta a garantire l’abbattimento di tali sostanze nelle aree umide.
La cosa esaltante è che garantiscono una maggior resistenza all’inquinamento anche del nostro fisico se ce ne cibiamo. La mia ipotesi è che rafforzando l’attività della tiroide, e accelerando il metabolismo, il corpo riesca a ottimizzare lo smaltimento delle tossine, ma il vero motivo mi è sconosciuto… io ipotizzo :)
Non sono una a cui le alghe sono sempre piaciute dal punto di vista culinario, anzi i miei primi esperimenti sono (me tapina) finiti dritti nell’immondizia, soprattutto con le Hiziki in questione.
Tanto è vero che mia madre le chiama “vermi neri”, e se l’è risa più di una volta vedendomi tribolare con loro.
Non so dirvi a questo punto se questa ricetta mi piaccia perché è effettivamente buona, riuscendo finalmente (e trionfante) ad esaltare il gusto di queste alghe, o se è piuttosto una sorta di arresa, delle mie papille gustative, alla mia determinazione….
Comunque sia mi piace, e molto anche!!!
E’ semplicissima, e se qualcuno avrà il coraggio di testarla, dopo questa esaltante presentazione, mi aiuterà a capirci qualcosa in più.
Vi chiedete che fine ha fatto il Criticissimo Tester??? Per questo incarico ha presentato certificato medico che lo asteneva da alghe e simili per una quindicina di giorni… e questo mi sa che includa anche la sottoscritta!!! Pazienza! Spero di trovare in voi altri collaboratori ;)



una manciata di hiziki (ammolate per mezzora)
1 cipolla
1 cucchiaino d’olio di semi di sesamo
un cucchiaio di tamari
una tazzina da caffè di acqua (mista all’acqua di ammollo)
un cucchiaio di aceto di riso

Tagliate la cipolla a mazza luna e rosolatela per qualche minuto in un pentolino d’acciaio dove avrete scaldato l’olio di sesamo, e aggiungete un goccio di tamari. Successivamente incorporate le alghe e l’acqua e cuocete per una ventina di minuti, coprendo la pentola con il coperchio. Trascorso il tempo, senza spegnere il gas, aggiungete l’aceto di riso e continuare la cottura per altri 5 minuti. Lasciare riposare coperto per 10 minuti. Le alghe preparate così sono buone per accompagnare i chapati, ma anche per condire i cereali e pasta e per arricchire le zuppe di verdura.

Considerazioni Culinarie
Il colore marroncino è dovuto all'utilizzo dell'acqua di ammollo, è possibile ottenere una colorazione più rosata, grazie al tamari, non utilizzandola affatto. Ricordo però che è un'acqua ricca di sostanze nutritive, a voi la scelta! :D

martedì 5 giugno 2007

Crema di Miglio

Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino è anche vero che la colazione è, almeno per la sottoscritta, il pasto più importante della giornata. Una buona colazione per me deve essere buona, leggera, facendomi sentire al tempo stesso sazia, e soprattutto mi deve mettere di buon umore, sempre che il sole non ci sia già riuscito ;)
Le creme di cereali sono da sempre la colazione ideale dei macrobiotici, io ho fatto un lungo percorso verso l’apprezzamento di questo modo di preparare le graminacee, e devo ammettere che per un pezzo la colazione è stata il mio cruccio!
Il miglio l’ho sempre gradito più di altri, ora proprio lo adoro :DDD direi che ne sono quasi dipendente. E’ comunque consigliabile variare cereale e condimento. Io rimango sul salato, ma saltuariamente si può aggiungere frutta secca o piccole quantità di malto.


Una tazza di miglio (sciacquato con cura)
Sei tazze di acqua
Un pizzico di sale integrale

Semi di girasole (facoltativo)
Lievito alimentare a scaglie (facoltativissimo)

In una pentola a pressione mettere il miglio, l’acqua e il sale e cuocere per una mezzora dal fischio.
Io per abitudine inserisco sempre una retina spargifiamma appena la pentola ha soffiato e abbasso il gas al minimo, è un’attenzione che consiglio.
Tostare i semi di girasole e pestarli nel suribachi (è il mortaio giapponese, è in terracotta zigrinata e si usa per fare il gomasio), un volta sminuzzati aggiungere anche il lievito alimentare e continuare a tritarli nel mortaio imprimendo la propria energia.
Quando aprirete la pentola avrete ottenuto una crema non troppo densa in cui sono ancora distinguibili i chicchi, come nella foto. Potete però frullarla o passarla nel passa verdure, come più vi aggrada. Versatela in una ciotola e insaporite con la miscela di semi e lievito che avete preparato.
E’ buona davvero! Fidatevi!

lunedì 4 giugno 2007

Le solanacee

A questo gruppo botanico appartengono circa 92 generi e più di 2000 secie, tra le quali anche piante terapeutiche, stimolanti e velenose.
Il nostro interesse si concentrerà su quella parte di solanacee che si utilizza in cucina.
Come ha già anticipato Yari, le solanacee più utilizzate tra i fornelli sono i pomodori, i peperoni, le melanzane, le patate e i peperoncini di ogni tipo. Ohsawa suggeriva un’astensione totale dai frutti di queste piante perché le considerava un cibo troppo espansivo e quindi esageratamente yin, a causa della velocità della loro crescita, dell’alto contenuto di potassio e del gusto troppo intenso delle stesse.
Quello che a me ha maggiormente colpito è stato apprendere che gli alcaloidi contenuti in queste vegetali sembrano alterare l’equilibrio del calcio nell’organismo. Annemarie Colbin in “Cibo e guarigione” riporta alcune considerazioni molto interessanti. L’autrice introduce l’argomento indicando che un ricercatore ha rilevato malformazioni ossee in anomali che si cibavano esclusivamente di queste piante, riducendosi a pascolare sulle ginocchia. Malgrado la quantità di alcaloidi sia presente in maniera molto meno concentrata nel frutto delle solanacee, e in quantità molto diversa a seconda della specie di appartenenza, Annemarie ha potuto constatare sui suoi studenti che in coloro i quali consumavano questo gruppo di verdure non accompagnato da latticini, erano presenti alcuni sintomi di carenza di calcio, quali: fragilità delle unghie, dolori alle gengive e carie dentaria. L’ipotesi dell’autrice è che l’alto contenuto di alcaloidi nelle solanacee tenga sotto controllo la quantità eccessiva di calcio dei latticini. Lei stessa riporta in seguito che nel caso dei suoi studenti era l’abolizione delle solanacee, piuttosto che l’aumento dei latticini, a riportare quelle situazioni in equilibrio.
Riporto anche alcune considerazioni dell’autrice dal punto di vista olistoco, soprattutto perché, pur essendo un atteggiamento che ancora poco mi appartiene, è un approccio che mi affascina molto.
Credo che le società agiscano spesso come organismi viventi, con una coscienza collettiva, ma anche con un inconscio collettivo”. Per trovare una risposta che la convinca cita l’antroposofo Rudolf Hauschka, infatti scrive “costui afferma che le patate e pomodori sono “doni dell’emisfero occidentale”, e che comparvero all’inizio di una nuova fase dello sviluppo della coscienza: l’età della ragione. Secondo le argomentazioni di Hauschka, questi alimenti stimolano l’attività intellettuale, il pensiero astratto e il materialismo e rafforzano un sentimento di egoistica autosoddisfazione. [...] E’ vero infatti che molte persone stanno sostituendo le patate con i cereali integrali proprio mentre passano da concezione materialistica dell’esistenza a una più olistica e spirituale, pur conservando le informazioni e le capacità conquistate durante la fase “materialistica”.

Noi abbiamo la libertà di decidere molto più di quello che pensiamo, e a volte credo sia questo uno dei punti fondamentali che ci porta alla “chiave del regno dei cieli” di cui parla Ohsawa. Forse la citazione è un po’ blasfema, ma non è altro che un modo per farsi capire, per entrare in contatto con le persone ;D