“ La vita con Georges Ohsawa era una sfida continua: mio marito pretendeva che studiassi e comprendessi le leggi della natura, che ne facessi tesoro per me e per gli altri, applicandole nella preparazione del cibo, pur non insegnandomi mai a cucinare. L’insegnamento diretto non rientrava nei suoi metodi didattici – egli si limitava a stimolare l’intuizione fino a tradurla a connessione logica. Per vari anni l’unico commento relativo ai miei risultati nell’arte della cucina – frutto di grande impegno e fatica da parte mia –fu un categorico “no”. Questo frustrante monosillabo fu scandito per anni, finchè un giorno, mentre ero intenta a cucinare, avvertii un eccitante sensazione di armonia e di benessere e mi resi conto di avere per un istante intuito l’essenza della legge dell’universo. Il cibo che cucinai quella sera ottenne il primo “si” da mio marito. Avevo Vinto! Mi sentivo finalmente realizzata.”
Lima Ohsawa “Cucina Giapponese”.
Lima Ohsawa “Cucina Giapponese”.
Spesso rileggo questa frase. Mi piace da morire! Adoro immaginare Lima Ohsawa ai fornelli, presa nelle nostre stesse difficoltà, e chissà, forse anche nei nostri stessi dubbi. Quando uno è desideroso di comprendere la vera macrobiotica penso sia questo il vero obiettivo.
Un “si”.
Ovvio non sarà Ohsawa a proclamare il verdetto, ma solo noi, il nostro sentire. Anche a me è capitato di vivere questa sensazione prima di leggere queste parole e ha coinciso con il miglior riso che io abbia mai cucinato. Gli ingredienti a volte non sono sufficienti a fare un buon pasto, forse c’è qualcosa di più, la coscienza di noi e del mondo in cui viviamo.
Le parole di Lima descrivono benissimo il vero obiettivo di una aspirante cuoca macrobiotica, quindi non aggiungo altro, ma mi permetto solo un augurio.
Auguro a chi lo desidera di trovare la volontà di recuperare il tempo per sperimentare sempre più questo modo di vivere e di volersi bene.