martedì 15 maggio 2007

Sensazioni

Accadono cose che
sono come domande
passa un minuto
oppure anni
poi la vita risponde…

(Alessandro Baricco “Castelli di rabbia”)

Capita che compri un libro del tuo scrittore preferito, che ti attrae per il titolo, per la recensione, per quelle due righe che trovi stampate sulla copertina….
Capita che vai a casa e inizi a leggerlo, ma andando avanti nelle pagine cresce la delusione, fino ad arrivare al punto che impiegare il tuo poco tempo libero per scoprire il contesto di quelle poche righe sembra non avere senso…
Quelle parole scritte, però, ti entrano dentro e fanno radice in te, sedimentano e sembrano regalarti una chiave per vivere la quotidianità in maniera più semplice…
La certezza che con il tempo capirò come comporre il puzzle delle esperienze quotidiane mi spinge a alzarmi con entusiasmo tutte le mattine… (o quasi)
Come capita a tutti nella mia esistenza ci sono cose belle e brutte, ma so che tutte mi portano alla mia meta, al mio scopo…
Quando non sono soddisfatta di qualcosa mi lamento con amici e parenti… smonto il problema o la situazione per capire come aggredirlo/a fino a comprendere come reagire…
Non ho mai la sicurezza che i miei gesti siano giusti o sbagliati, anche l’errore, a volte, è uno sbaglio minore dell’immobilità, almeno questo vale per me, per il mio modo di vivere la realtà.
Questo modo di leggere le piccole cose di tutti i giorni mi aiuta moltissimo, e probabilmente mi fa trovare della positività anche dove non c’è, anche nella malattia o nei problemi di sempre, perché essi divengono automaticamente utili in quanto potenzialità inespresse.

10 commenti:

inutile donna ha detto...

l'importante è essere parte attiva nei nostri sbagli..
che tutto sia frutto delle nostre decisioni..

Arame ha detto...

Già Donnina!!!
Secondo me accettare tutto quello che ti arriva dalla vita, per quanto possa essere difficile, è l'unico modo per non rendersi l'esistenza impossibile. Certo con questo non voglio assolutamente consigliare la passività, ma il contrario, ovvero la lettura critica degli eventi e una conoscenza di sè stessi, per capire cosa per noi è accettabile e cosa no... non possimamo sempre ottenere quello che bramiamo, ma cercare di ottenerlo da qualità ai miei giorni. Un passo alla volta con mete sempre un poco più lontane. La cosa più importante è gioire e festeggiare per i risultati, ma mai fermarsi :)

LucaCh ha detto...

Ciao Arame!
"Non ho mai la sicurezza che i miei gesti siano giusti o sbagliati", scrivi...

Il fatto è che una simile valutazione è legata ad un giudizio etico o sociale; ma non trovi che l'essere umano sia nato con la possibilità di evolvere il suo giudizio?
Mangiare macrobiotico non è solo la base per qualcosa di più, che non si potrebbe fare altrimenti?


"...e probabilmente mi fa trovare della positività anche dove non c’è, anche nella malattia o nei problemi di sempre"

Non c'è o non la si vede?? Neanche nello spazio e nel tempo?

Arame ha detto...

Non ho mai riflettuto su quello che potrebbe o dovrebbe fare l'essere umano. Ho riflettuto molto invece su quello che posso e voglio fare io. Ho in mente il tipo di persona che voglio essere, e penso che sia possibile se non automatico, cambiare il modo di pensare e di agire seguendo la macrobiotica.
Allo stesso modo sono convinta che non sarei quella che sono (cosa di cui sono fiera, pur nel mio piccolo), se non avessi intrapreso questo viaggio verso un'alimentazione più consapevole.
Non sono convinta però che la macrobiotica sia l'unica strada. Per me è più un mezzo che un fine, vedo che alcuni si lasciano fare il lavaggio del cervello da libri e da esperienze condivise perdendo così la loro libertà.
La macrobiotica è libertà e unicità.
Il mio modo di ragionare è semplice e non so se è evoluto:
sperimento su me stessa quotidianamente i benefici di questa alimentazione, per questo motivo adoro parlarne, scambiare idee e cercare di diffonderne la conoscenza, perché so che è una cosa che può fare molto bene, se usata con giudizio. Intervenire sull’alimentazione è comunque una cosa delicata da valutare caso per caso, ci vuole molto studio, tanta passione ma anche molta umiltà, in fondo saranno le risposte del fisico a indicare la rotta.
Se mi dici che la macrobiotica è l’unica strada, non sarei totalmente, o meglio con certezza, d’accordo con te. E’ la strada migliore per me! Questo si! Ma conosco persone che non riuscirebbero mai a seguirla e quindi non può essere l’unico modo. Siamo su questa terra per realizzare la nostra potenzialità e questo nostro istinto è ben più forte di qualsiasi errore alimentare. Se mi dici invece che sentirsi in equilibrio con l’universo e vedere con chiarezza la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo è più facile seguendo l’alimentazione macrobiotica, allora sono d’accordo con te in pieno.

Il tempo e lo spazio sono scrigni che racchiudono esperienze, domande e risposte, sono convinta che a molto si può porre rimedio, e allora anche le cose brutte o difficili sono positive e importanti. Non riesco a trovare positività solo quando non vedo rimedio… in fondo anche Ohsawa cercava le malattie incurabili, io mi limito a sperare come tutti ;)

Anonimo ha detto...

"Il mio modo di ragionare è semplice e non so se è evoluto"
...Semplicità uguale forza: decisamente non fa una grinza, tutto quello che scrivi nelle righe dopo!

Non capisco bene però quando parli della macrobiotica come strada, indipendentemente dal fatto che essa sia effettivamente unica o solo una delle tante alternative possibili: sembra come se ci fosse una netta separazione tra questa e quelle! Ma indicazioni alimentari molto precise, tanto per parlare di cibo, sono presenti in tutte le "strade" o "stili di vita" o "visioni del mondo" o "percorsi per il miglioramento e l'evoluzione di sé" che uno possa scovare.
Se il tuo ipotetico amico "non riuscirebbe mai a seguirla", non penso riuscirà a fare molto di più per un'altra strada, visto che i problemi da affrontare, anche se magari in ordine cronologico diverso, sono gli stessi.
Mi sembra quindi più un problema (interno) di attitudine alla disciplina piuttosto che uno (esterno) legato alla difficoltà intrinseca di un percorso in particolare.
Cosa ne pensi? Grazie, ciao!

Arame ha detto...

Premetto che certe discussioni è difficile affrontarle senza un dialogo diretto... insomma spero di capire bene e di non rispondere ad altro... in tal caso perdonami.

In effetti mi riferivo principalmente ai miei genitori, o comunque a persone che nella vita hanno altre priorità. La coscienza di sé e di quello che è un bene per la propria esistenza può a mio modestissimo parere avere moltissime forme. Ad esempio vedo mia madre, che ha dedicato la sua vita alla famiglia, e la giudico evoluta e consapevole, pur non avendo mai seguito un regime alimentare particolare. Anzi, la tavola è il suo sfogo, si rende conto benissimo di quando esagera o commette errori, ma non per questo la giudico una persona che ha difetto in attitudine o in disciplina. Tutt’altro! Solo che credo che per ognuno c’è un cammino personale, e sono convinta che per ognuno sia diverso, come diverso è il punto di partenza, quindi differente sarà anche la velocità e la meta. Forse la faccio troppo facile?
Se volere è potere, non è detto che tutti vogliano la stessa cosa.
Se c’è qualcuno qui che pecca in disciplina quella forse sono io, ma l’elasticità a volte è una vittoria incommensurabile, anche se tutte le fasi devono avere una durata e per me sta arrivando il momento di prendere seriamente una decisione ;)

Anonimo ha detto...

Ti capisco, man mano che avanzavi mi ci rispecchiavo sempre di più, penso di essere in una situazione identica.

Condivido pienamente che ognuno ha un cammino personale, e sono convinto anche del fatto che per ognuno sopno diversi il punto dio partenza, la velocità, la metà e credo anche il modo.

Ma merita una valutazione anche il fatto che tutti hanno comunque qualcosa in comune, cioè un cammino da percorrere: scommetto che chiunque inizi un qualunque tipo di "marcia" preferirebbe avere idea di come è fatto il terreno, di quali sono i propri mezzi e le proprie possibilità, delle eventuali difficoltà e degli eventuali pericoli, di come evitarli o affrontarli, ecc...

Non potrebbe essere anche in questo caso come vedo tutti i giorni a scuola, non solo nei ragazzi, ma anche negli adulti? Ovvero: chi non si fa o non fa certe domande mi sembra che agisca così essenzialmente perchè:
1)non vuole avere delle risposte che difficilmente potrebbe accettare;
2)non sa che quelle domande possono avere una ottima risposta! Persino molto migliore di quelle che ipotizzava possibili...
(per amore di discussione sarebbe interessante ragionare anche delle situazioni in cui le persone fanno le domande disinteressandosi delle risposte, ma poi non so se riesco a non perdermi nel ragionamento!)

Penso che persino le nostre mamme, che mi sembrano fatte più o meno della stessa pasta, potrebbero cambiare un po' in futuro: che sia il risultato di un lento cambiamento o piuttosto di ...una malattia "incurabile" che si presenta inattesa, ad un certo punto potrebbero chiedersi: "Ma siamo proprio sicuri che non si possa fare niente?"
Se sono mamme di tipo 1) la risposta sarà "Sì, non c'è più niente da fare"; se sono mamme di tipo 2) qualche giorno dopo, compiute alcune ricerche quasi di soppiatto, prepareranno una colazione con una profumata crema di riso e tekka.... o una saporita zuppa di miso fumante!

Secondo te sogno?...
;-)
CIAO!

Arame ha detto...

Luca,
tu non sai quanto vorrei che fosse possibile farmi capire dai miei, ma io sto piano lasciando perdere... In passato ne ho sofferto molto, perchè etichettata come fissata e irragionevole, ma ora faccio la mia vita e mi limito a proteggere quel poco di equilibrio che sono riuscita a costruirmi. In realtà un po' li capisco, soprattutto mia madre. Per lei, bravissima cuoca, dare da mangiare alla sua famiglia era come dare amore. Il fatto che una sua figlia, l'unica rimasta in casa, ha iniziato a rifiutare i suoi manicharetti per del riso bollito, non è stato solo un affronto, ma proprio un pugno allo stomaco. Questo deve essere stato ancora più brutto per lei perchè ho conosciuto la macrobiotica tramite la madre del mio moroso. Credo che l'abbia preso proprio come uno sgarbo, una sorta di tradimento che io ho operato, preferendo un altro stile di vita.
Di queste cose in casa non se ne è mai parlato, ma questa situazioene io l'ho vissuta malissimo. Il cibo è importante, la sua forza è incredibile, e questo lo intuiscono tutti.
Ora sono molto concentrata su di me, perchè ho bisogno di questo, ma non metto in dubbio che in futuro tornerò alla carica.

Anonimo ha detto...

Brava Arame!! Così si fa!
E' incredibile come le persone, ma le proprie mamme in particolare, riescano a vedere affronti personali anche in situazioni in cui loro non c'entrano assolutamente NULLA!
Anche se, molto in fondo, credo si rendono conto che queste nostre scelte sono il semplice risultato di un pensiero diverso, che nulla ha a che vedere col nostro amore per loro.

Comunque... visto che parlavi di fasi che si aprono e fasi che si chiudono...
Di norma è l'ambiente attorno a te (direttamente o indirettamente, magari sottoforma di cibo) che ti modifica; ma lo sapevi che c'è un momento in cui diventi tu in grado di modificare stabilmente l'ambiente (cibo compreso)?
Penso che il giorno in cui sbroglierai la matassa con tua mamma sarà il giorno in cui avrai la conferma che si è aperta una nuova fase nella tua vita.

Non vedo l'ora di sapere quando sarà!... Dacci dentro!!!

CIAO!

Arame ha detto...

Luca scrivi,
"Di norma è l'ambiente attorno a te (direttamente o indirettamente, magari sottoforma di cibo) che ti modifica; ma lo sapevi che c'è un momento in cui diventi tu in grado di modificare stabilmente l'ambiente (cibo compreso)?"

Sembra un potere soprannaturale :P
e mi sembra uno dei miglior obiettivi di crescita che mi sai mai stato messo d'innanzi.
E' una visione bellissima!!! Grazie!
Ciao, e buon fine settimana :)